“Custodire l’Alleanza tra Dio e gli uomini”

L’ARCA di Nazareth è chiamata a contemplare e custodire il Mistero di Dio in mezzo a noi. Nella spiritualità francescana e clariana desidera riparare nella Chiesa a partire da se stessi, vivendo e testimoniando il Vangelo con la vita. Contemplando il mistero di Dio i coniugi diventano, con la famiglia, annunciatori del Regno e la famiglia diviene non più oggetto, ma soggetto di evangelizzazione. Come i cherubini dell’Arca Santa, i coniugi dell’Arca di Nazareth si impegnano a custodire l’Alleanza tra Dio e gli uomini, cioè la fede in Gesù risorto e, non per ultimo, l’indissolubilità dell’alleanza nel matrimonio.

“Recuperare, Custodire e Trasmettere”

Custodire significa anche ricordare, tramandare, è per questo che l’icona del nostro cammino è raffigurata dagli sposi, perché ricordano la nuzialità che Cristo Sposo ha istituito con la sua Chiesa Sposa. Mettendo sempre Dio al centro, come a Nazareth Giuseppe e Maria, ogni scelta è nell’ottica della santità.

Dagli statuti propri

A questo scopo, tutti i membri si impegnano:

a contemplare assiduamente il Mistero dell’Amore Divino attraverso il costante ascolto della Parola, meditando i misteri della vita di Cristo così da imprimerli profondamente nel proprio cuore, divenendo icona della Gloria Divina (cfr. 2 Cor 3,18);

a partecipare all’opera redentiva di Cristo con la quotidiana offerta del lavoro, dei sacrifici, della preghiera e della riparazione, sotto lo sguardo di S. Francesco e Santa Chiara d’Assisi, sull’esempio di Gesù che offrì tutta la propria vita in sacrificio di espiazione per il mondo (cfr. Ebr 9, 25-28; 1 Gv 2,2);

ad annunziare il mistero Pasquale di Morte e Resurrezione di Gesù Cristo, come unica via di salvezza, con la testimonianza coerente di vita e con tutti quei mezzi di evangelizzazione in uso nella Chiesa e nel mondo

Non si può custodire la comunione con l’infedeltà.

Restando fedeli al Papa e al Magistero, l’A. di N. lavora per la comunione nella Chiesa, la promozione e l’amore all’Eucaristia e alla preghiera, alla riscoperta della Domenica come giorno del Signore celebrando la Pasqua settimanale con Liturgia familiare propria “Luce nuova”.

Custodire  significa tenere in vita.

Vogliamo ricordare l’introduzione al Concilio Vaticano II dove si parla del suo compito principale: difendere e diffondere la dottrina auspicando di custodire ciò che già veniva minacciato dalla secolarizzazione: “Quel che più di tutto interessa il Concilio è che il sacro deposito della dottrina cristiana sia custodito e insegnato in forma più efficace”. Nella nostra spiritualità la parola “custodire” significa rendere sempre viva la Presenza di Dio tra noi, una Presenza che ogni giorno viene deturpata  dalla minaccia crescente dell’ateismo, della secolarizzazione, ma soprattutto dall’indifferenza. Ma come difendere e custodire la bellezza di un Dio che si degna di parlare ancora all’uomo? È possibile solo se custodiamo innanzitutto la Sua Presenza in noi, se il nostro cammino è autentico, se desideriamo la santità! La vita di santità, infatti, è l’unica via per riuscire oggi a ridare un volto a Dio in mezzo alle genti. In una società stanca di parole e concetti, la santità è la maniera più bella e veloce che permette di donare Dio agli altri. Rende fecondi per la forza dello Spirito Santo, concede di essere “sentinelle” della fede. Se vogliamo essere costruttori di pace e di comunione dobbiamo impegnarci ad essere comunione, essere pace! In fondo i costruttori di pace non sono forse coloro che custodiscono ad ogni costo la fede viva? Quale sarebbe la causa del nostro cammino se Cristo non fosse in mezzo a noi? Costruire e custodire l’Alleanza tra Dio e gli uomini significa lavorare sulle relazioni, spezzare le catene dell’odio, dell’invidia. Ecco perché l’ARCA di Nazareth propone una mistica nuziale più che pastorale familiare, proprio perché desidera costruire sponsalità-comunione  all’interno della Chiesa stessa, in famiglia, con la famiglia, ovunque ci troviamo. Una mistica nuziale che accomuna tutti: sacerdoti, sposi, celibi, nubili, separati/e, vedovi/e, perché siamo la Sposa che va incontro allo Sposo e la sposa non può essere divisa in se stessa! È per questo che l’Opera dell’Arca di N. fa riferimento alla coppia di sposi, proprio perché in essi c’è il progetto iniziale di Dio per raccontare e dimostrare se stesso, il Suo volto, la Sua unità trinitaria! Siamo chiamati allo stesso atteggiamento delle vergini sagge che attendono lo Sposo con le lampade accese. Maria, Arca della nuova Alleanza, è colei che ci indica la strada, è la Madre della speranza e della certezza di Cristo risorto.

La spiritualità dell’Arca di Nazareth

è proprio quella di essere presenza sponsale nella Chiesa poiché la Chiesa è la Sposa che attende Cristo Sposo. Vuole recuperare e riscoprire la sacralità e consacrazione di ogni battezzato per poterla riscoprire nella vocazione a cui ognuno è chiamato senza distinzione di dignità.
Per comprendere il senso della vita in Cristo, e riconoscendo che il fine sono le nozze con l’Agnello, la comunità percorre ogni settimana il cammino verso la Pasqua settimanale, in cui esprime e vive, con una propria liturgia, tutta l’attesa dello Sposo nella speranza di farsi trovare “Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata”.

(Efesini 5,27).

La vocazione del custodire

“custodire amando l’amore non amato”

Noi siamo stati chiamati a morire d’Amore, perché l’Amore si custodisce amandolo. L’Amore di Dio è suggellato da un’Alleanza eterna ed essere fedeli significa restare in questa Alleanza. Per riuscirci occorre decidersi per Dio ogni giorno. Per questo la vocazione della fraternità è custodire l’Alleanza, divenendo “Arca” della Presenza di Dio, con la preghiera e la contemplazione del Suo mistero d’amore a cominciare dalla prima comunità ecclesiale: la famiglia. Qui i Cherubini sono gli sposi, uniti dalla grazia vivificante del Sacramento del matrimonio perché chiamati, nella loro natura ministeriale, a custodire la fede, la Verità e la Presenza di Dio tra le genti, anche nell’aspetto missionario di evangelizzazione. Essa, la famiglia, vivendo la sua vocazione e natura, diventa realtà visibile. Nella spiritualità dell’Arca di Nazareth si contempla principalmente il “recuperare e custodire la dimensione sponsale tra Dio e l’uomo”.